Milano, davvero è la terza città più inquinata al mondo?

Milano, davvero è la terza città più inquinata al mondo?

Milano, davvero è la terza città più inquinata al mondo?


Milano è scomparsa: si trova alla 61esima posizione. Se cercate la prima città italiana con l’aria più inquinata il 23 marzo scorso è Roma, che occupa il 53esimo posto: ben 8 posizioni sopra. E se ci si chiede com’è stata in assoluto la qualità dell’aria di Milano il 23 marzo, secondo lo stesso indice IQAir, la risposta è chiara: buona. Anzi, in assoluto tra le migliori del Nord Italia.

Fonte: IQAir Index del 23 marzo 2023

Se poi andiamo a vedere lo stesso ranking di IQAir sul quinquennio 2017-2022 – più affidabile perché frutto di una media quotidiana pluriennale – il capoluogo lombardo non si trova neanche tra le prime 500 città con l’aria più inquinata. E quindi, cos’è successo quel giorno? Sicuramente il 21 marzo l’aria a Milano era pessima. Non si registrano piogge a Milano dal 15 marzo e se a questo si unisce una stagione finale invernale condizionata da caldo anomalo (che purtroppo più che anomalo sembra ormai ordinario) si capisce come certamente si sia trattata di una brutta giornata per l’aria meneghina. 

Analizzare la fonte dei dati

IQAir è un punto di riferimento mondiale per le testate giornalistiche. Si possono leggere molti articoli che fanno riferimento al ranking della società svizzera, che commercializza tra l’altro depuratori per l’aria e prodotti simili. Insomma, la classifica di IQAir non è tenuta al rispetto del dato scientifico come un’organizzazione intergovernativa. Non è quindi un ente terzo, istituzionale, come sono invece le Agenzie regionali per la protezione ambientale (Arpa): quella della Lombardia ha fatto proprio riferimento a questa notizia in una nota pubblicata sul suo sito il 22 marzo. Ecco il passaggio iniziale:

In generale, l’Arpa spiega che l’affidabilità di questa rilevazione di IQAir non è scientificamente affidabile per quattro motivi. Primo: non utilizza strumenti conformi o con certificato di equivalenza ai metodi di riferimento indicati dalle normative europee in materia. Secondo: la scelta del punto di misura probabilmente non è stata ben ponderata. Terzo: occorre riferirsi agli stessi intervalli di misura. Per esempio, il periodo di riferimento per il PM10 e il PM2.5 è il giorno e non l’ora. Infine, bisogna prestare molta attenzione all’indicatore scelto. Un conto è parlare di indici di qualità dell’aria, un altro è riferirsi alle concentrazioni di uno specifico inquinante.

Per questo, i dati diffusi da IQAir non sono rilevanti quanto quelli diffusi da autorità indipendenti, enti terzi tecnici che sono deputati proprio a fare da arbitri tra informazioni più o meno veritiere. E solo questi ultimi dovrebbero essere presi in considerazione quando si parla di dati ambientali o di elementi scientifici.

L’infodemia non fa bene alla causa climatica

Attenzione: non si sta dicendo che l’aria a Milano non sia altamente contaminata da polveri sottili. Qui, la questione è la rappresentazione della verità estratta da un dato scientifico in una notizia giornalistica. Come scritto all’inizio, il 21 marzo è partita una sorta di una tempesta di notizie legata alla rilevazione quotidiana di IQAir. Peraltro non è stato possibile riscontrare alcun riferimento dell’Oms all’eventuale ranking dove Milano si piazza come terza città più inquinata al mondo, né una classifica recente della stessa organizzazione intergovernativa sulla qualità dell’aria urbana. 

Il rischio è falsare la percezione generale. E spesso questi dati pseudo-scientifici diventano delle scuse per innescare invettive politiche: come ad esempio è successo in questo caso per criticare l’amministrazione di Beppe Sala. Se poi si discute di azione climatica, le notizie drammatiche hanno l’effetto di frenare l’azione dei singoli. Invece, le notizie positive sono uno stimolo all’azione. Per esempio, il Global Burden of Disease ha pubblicato recentemente un report che spiega attraverso dati scientifici come il carico sanitario europeo attribuibile all’inquinamento atmosferico sia diminuito in tre decenni, dal 1990 al 2019. 



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di Gianluca Schinaia www.wired.it 2023-03-24 09:55:54 ,

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